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      Ora l'avv. Brusasco ci invita a fare i bravi figliuoli; ci dice che per la resa dei conti abbiamo ragione, per altri casi, no. Il direttore della «Gazzetta dei tribunali» esprime un giudizio puramente soggettivo che non confà al caso nostro. Perché le nostre «aggressioni» irruenti colpiscono nelle persone un'espressione politica, non il singolo, ma l'avversione politica. A gente come quella che l'avv. Brusasco fa oggetto della sua difesa giornalistica, noi non possiamo certo mandare a regalare piatti di lattemiele; però si convinca il Brusasco che gli attacchi nostri non derivano mai da una bassa ragione di risentimento personale: v'è in essi solo la ragione politica. Politicamente noi non possiamo essere tolleranti, imparziali; non siamo, per dirla con una bella espressione di un grande e perfido aggressore della parola quale Federico Nietzsche, ranocchi d'oggettività, né possiamo praticare nella nostra carne di militanti nel partito della lotta di classe iniezioni di sangue d'agnello.
      E non si parli, per carità, di volgarità. Il direttore della «Gazzetta dei tribunali» non dimentichi la rubrichetta che il suo giornale dedica settimanalmente ad alcuni socialisti torinesi. Non parli di volgarità a noi che di contro alla volgarità vera di certi avversari ci vien fatto di ricordare e di ripetere l'invettiva carducciana. Perché anche noi ci sentiamo plebei, e non vogliamo essere gentili; amiamo le intemperanze plebee e le irruenze polemiche che tradiscono la nostra repressa volontà d'azione e la nostra indomita passione politica.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





Brusasco Federico Nietzsche