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      Oggi Botha è un fedele suddito di sua maestà britannica, e se Dulcamara allora, come spesso egli è solito, non aveva esagerato, il fatto si potrebbe comprendere anche senza ricorrere a spiegazioni d'ordine superiore. Ma ciò non importa. Ricordo che dopo il Federzoni si levò a parlare un bel vecchio, che mi si disse essere il viceammiraglio Marchese. Con molta semplicità e con foga di convinzione anch'egli parlò contro la massoneria, in modo tale che tutti ne furono impressionatissimi, perché il Marchese citava fatti a lui accaduti. Ma all'uscita, un nazionalista col quale scambiavo le impressioni, mi fece cascar dalle nuvole, assicurandomi che il Marchese era anch'egli un massone e che la commedia era prevista e non era altro che un tentativo di sabotaggio della campagna antimassonica, un mettere le mani avanti, perché la Lega navale torinese era completamente in mano alla massoneria, come la Dante Alighieri, ecc.
      Il nome del Marchese mi ricade ora di nuovo sott'occhi e a proposito di una nuova commediola. Come presidente della Lega navale, il viceammiraglio aveva steso una relazione, nella quale dava dei giudizi un po' crudi sull'attività della marina italiana. Inde irae, crisi, dimissioni, scandali che avevano già incominciato a dilagare in corrispondenze a vari giornali della penisola. Domenica si è avuta la nuova assemblea della Lega navale torinese. Ebbene, lo credereste? Dio mio, sí, vi furono dei battibecchi, anche eccessivi, data la buona educazione di quei signori, ma tutto finí nel migliore dei modi possibile: le dimissioni furono ritirate, la crisi, lo scandalo furono evitati, e la patria fu salva un'altra volta e con essa la buona fama della marina italiana.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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