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      L'uomo grosso non ha sostituito (perciò diciamo che è grosso) nulla alla religione. La vita si chiude per lui nel cerchio delle occupazioni quotidiane. Il suo corpo, le sue membra, salde, inguainate nella corteccia vigorosa, gli dànno la sicurezza della salute; se il microbo lo intacca, lo aggredisce scombussolandogli l'ordine naturale, egli ricorre all'empirico che ciarlataneggia: la ciarlataneria controbilancia il mistero delle leggi filosofiche. Se il destino lo coglie, lo trascina nella sua furia rapinatrice per scagliarlo contro energie che non conosce e che deve vincere sfracellandosi, egli si turba; non capisce che volontà umane possano creare cosí enormi catastrofi e ricorre allo stregone, al sacerdote: il formulario magico, il latino del breviario, l'incenso, il fumo delle erbe aromatiche bilanciano questo enorme mistero che sente gravitare intorno a sé implacabile. Non parliamo quindi di rinascita di misticismo, di riconquista religiosa. La massa amorfa che ondeggia perennemente fuori di ogni organizzazione spirituale, è preda buona per tutti: per gli stregoni quando il mistero incombe, per i socialisti quando gli effetti mostrano della guerra l'infecondità organica. È il materiale umano necessario per creare la storia, materiale appunto e non coscienza, che nulla crea esso stesso se la scintilla dell'intelligenza non lo avviva e lo accende. E gli stregoni, si chiamino Paola Omegna o siano vescovi o cardinali, non sono intelligenze, né coscienze, sono sacerdoti che ridono tra loro dietro gli altari.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





Paola Omegna