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      Che odore di cadavere quel loro giornale! Il partito mazziniano italiano fin da quattro mesi prima della guerra all'Austria voleva la guerra alla Germania, ed il 9 febbraio 1915 riafferma di attenersi esclusivamente, intransigentemente, senza deviazioni al programma bandito da Mazzini dal 1840 al 1871, poiché solo per esso ed in esso l'Italia andrà salva. Dal 1840 al 1871! Dopo è il nulla. Mazzini morí e nulla fu da mutare, nulla da aggiungere. A Torino tutte le vecchie ideologie, tutte le vecchie illusioni furono rovesciate; ronzio di api in un bugno vuoto è la voce del piccolo mondo variopinto che ha legame solo nell'odio comune, la sua vera caratteristica.
      Oggi, 10 marzo, altro vorrei aver scritto e troppo mi duole l'amara realtà che il quarantesimo anniversario della morte di Giuseppe Mazzini, in questo periodo che si vorrebbe concludere l'opera che fu sua, sia passato senza un ricordo. Solo i mazziniani lo hanno commemorato, ma, ahimè!, essi sono i morti, i veramente morti!
      Chi ci salverà, o Cristo, o Marx, o Mazzini, dai vostri purissimi e incontaminati discepoli?
      (11 marzo 1916).
     
     
      ORO, ARGENTO E RAME
     
      Attendo ancora che l'organo magno del locale bellicismo democratico si pronunci con un articolo — come li sa fare Bevione — o con una di quelle note che si dice siano solitamente fatica speciale e diuturna del conte Orsi, piú comunemente noto come commendatore dell'ordine di S. Michele di Baviera. Né un articolo, né una nota, in compenso dei resoconti parlamentari alquanto tendenziosi.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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