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      L'industriale che ricusa codesta condizione sua non è piú tale: sarebbe un pessimo padrone, quand'anche la strada che batte fosse lastricata di buone intenzioni. Noi vogliamo un padronato forte, attivo, conscio dei propri interessi, energico; solo cosí in lui gli operai scorgeranno un propulsore di classe, per approfondire e risolvere le antitesi sociali. È quindi logico che certi abbracciamenti di simpatia e di cordialità fra chi sfrutta, per necessità di cose, e chi è sfruttato, ci appaiono riprovevoli. E demmo cosí la nostra riprovazione agli operai del cav. Bauchiero, tutt'ora accusato di frode ai danni dell'erario.
      Ora un giornale cittadino, che pare si occupi spesso e volentieri, però sempre serenamente e cortesemente, della nostra attività, scrive:
      L'«Avanti! » non è molto soddisfatto delle manifestazioni degli operai, spontanee ed affettuose, verso il Bauchiero, e trova che esse sanno di servilismo, contrario alla dignità proletaria. Ma pare a noi che l'«Avanti!» quanto meno esageri un tantino. Gli operai conoscono il loro principale e lo stimano, vivendo con lui una quotidiana vita di lavoro, in un simpatico affiatamento. Dopo parecchi mesi di detenzione sotto un'accusa che non vogliamo credere, il principale ritorna fra loro. Essi non vanno tanto per il sottile, né pensano che il loro atteggiamento possa influire nel futuro giudizio del tribunale e che egli è tutt'ora sotto giudizio, gli vanno incontro e gli porgono semplicemente il loro affettuoso saluto. Che c'è di male in tutto questo?


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





Bauchiero