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      Ahimè! Non è cosí che l'industria italiana si renderà indipendente e si cancellerà la convinzione che tutto ciò che è italiano deve essere perciò solo inferiore e disprezzabile. E i consumatori posti tra la legge economica del minor prezzo e della miglior qualità e l'illusione morale di giovare alla nazione preferendo i prodotti nazionali, seguiranno ancora una volta la via piú logica e naturale, e ciò facendo renderanno un servizio alla nostra attività produttrice costringendola a essere onesta e a porsi allo stesso livello di quella straniera.
      (9 aprile 1916).
     
     
      VOCI D'OLTRETOMBA
     
      Noi che siamo stati e siamo internazionalisti di fatto, lo risaremo domani anche di diritto, perché non è possibile che i socialisti tedeschi e tanto meno quelli francesi, inglesi e russi, che hanno accettato in casa loro il fatto della guerra, vogliano condannare noi.
      Cosí Guido Podrecca nella sua conferenza al salone Ghersi, tutta striata di quella leggerezza e di quel facilonismo ciarlatanesco che fu una delle cause maggiori del suo tramonto dalla vita politica e della sua morte, ahimè quanto precoce. Perché Guido Podrecca dimentica che anche prima della guerra egli era stato seppellito con tutti gli onori, che la tiratura del suo foglietto anticlericale era spaventosamente discesa, e che ormai in Italia a prenderlo sul serio non erano rimasti che i sagrestani e i parroci di campagna, che dall'alto del pulpito tuonavano contro l'anticristo al cospetto delle folle esterrefatte. Il proletariato ormai educato alla esperienza viva e palpitante della lotta di classe, ne aveva abbastanza di questo falso profeta che con tutta la superficialità fatua di una cultura da spazzaturaio, continuava nel vecchio anticlericalismo smidollato e di maniera, mostrando nel prete l'eterno nemico, l'unico nemico, falsando incoscientemente la storia e intorpidando il limpido corso delle lotte sociali.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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