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      Facciamo atto di contrizione. Incominciamo a credere davvero che il conte Orsi sia una cima di giornalista e che il tempo sia il suo alleato naturale. Certo sarebbe stato degno di vivere nei tempi omerici, quando i miti erano ancora l'unica storia possibile, e le notizie arrivavano dopo due o tre anni dall'accadimento del fatto. Ma non bisogna disperare. Dopo la fine della guerra qualche erudito tedesco saprà ben dimostrare, per vendicare la sua patria offesa dalla terribile campagna della personalità piú importante dell'interventismo subalpino, che il conte Delfino è una reincarnazione di uno di quei compagni che Ulisse fu costretto a lasciare sul monte Circello, perché, come testimonia Giovanni Battista Belli, preferirono rimanere animali al ridiventare uomini.
      (22 aprile 1916).
     
     
      «ARIA AI MONTI» ÜBER ALLES
     
      Dunque «aria ai monti» ha avuto un nuovo onorifico incarico: lo si è nominato presidente dei cavalieri del lavoro, in sostituzione del marchese Cappelli dimissionario, a quanto pare, perché è rimasto attaccato — come l'ostrica allo scoglio — ad un suo innominabile criterio politico.
      «Aria ai monti» è veramente nato con la camicia. La sua felicità consiste appunto nelle onorificenze, nella raccolta di chincaglierie decorative. È la sua piú grande passione, la sua delizia, il fine della sua esistenza. «Aria ai monti» è ancora giovane, paffuto, mangia e beve epicureamente e in pochi anni di vita politica è riuscito a superare tutti i «colleghi» in fatto di onorificenze. La Guida di Torino — quella ante bellum per intenderci, ché la successiva del 1916 è stata spurgata secondo le esigenze dell'ora, e lo sa il conte Orsi che non figura piú come commendatore bavarese — reca infatti, la Guida del 1915, che Teofilo Rossi, sindaco di Torino in mancanza per la bisogna di una persona seria, conte per via dei conti dell'Esposizione del 1911, ex deputato, ex sottoministro, senatore del regno per censo spremuto dagli ingredienti del vermouth, e gran croce decorato del gran cordone, cavaliere del lavoro, fregiato della medaglia d'oro del terremoto di Calabria e Sicilia, della medaglia d'oro dei benemeriti dell'agricoltura e della medaglia d'oro dei benemeriti dell'istruzione popolare, grand'ufficiale della Legion d'onore, gran cordone degli ordini di S. Stanislao di Russia, della corona di Prussia, di Francesco Giuseppe di Austria-Ungheria, della Corona del Belgio, del Tesoro sacro del Giappone, del Medidijè di Turchia, della Spiga d'Oro di Cina e del Sole e del Leone di Persia, grand'ufficiale dell'ordine di S. Sava di Serbia, commendatore di Isabella la Cattolica, cavaliere dell'ordine di Leopoldo del Belgio.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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