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      È cosí che, a malgrado delle condizioni sempre precarie della economia generale nazionale, nel settentrione si è raggiunto un livello di vita che è pari a quello degli Stati piú progrediti, e la terra si è venuta organizzando e la pianura padana è diventata un'immensa fucina di produzione intensa. Lo Stato liberale ha come massima di non intervenire mai direttamente negli interessi strettamente locali. Lascia all'iniziativa dei singoli l'eccitare volta per volta a fare ciò che è necessario, a intervenire con i suoi mezzi piú potenti, piú vasti, per colmare le lacune, per fare ciò che i privati e i comuni da soli non potrebbero. Nel Medioevo la pianura padana era un immenso acquitrino ma, per usare una frase del De Sanctis, la palude era piú nei cervelli che nel territorio. Bonificati quelli, anche questo fu bonificato, e le acque che prima apportavano la malaria e la pellagra furono disciplinate e divennero sorgente di ricchezza e di benessere.
      A Torino l'amministrazione Rossi sta compiendo l'opera inversa. Sta di nuovo impaludando i cervelli. Pare di essere cittadini non di una città moderna con quasi mezzo milione di abitanti, ma di un comunello delle Calabrie o della Basilicata. Non siamo arrivati a sentire il fatidico grido: Piove, governo ladro!, ma poco c'è mancato. Il sindaco ha avuto la faccia fresca di annunziare cosí, semplicemente, che era possibile e bisognava deprecare che la nostra città rimanesse di colpo senza grano e senza pane, e a breve scadenza, fra due o tre giorni.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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