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      Altri due professori ora cerca d'infamare il mandarino dalla chilometrica coda, due colleghi del ginnasio-liceo Cavour. Uno, colpevole di aver redarguito gli scolari che menavano gazzarra in classe; ma la gazzarra era intonata sull'inno di Mameli, quindi delitto di lesa nazione e accusa di cercare di intepidire l'entusiasmo. L'altro già collega in nazionalismo, poi germanofilo e neutralista, ed ora colpevole di interiezioni ed affermazioni eterodosse: un seminatore di panico insomma. Cian vigila, giudica e manda come Minosse della Divina Commedia, che egli diffama dinanzi alla scolaresca con le ridicole salivazioni della sua grossa erudizione da tedescaccio legnoso e col suo gusto da stenterello friulano. Guardatelo quest'uomo che prima della morte di Arturo Graf si precipitava a Torino ad ogni incrudimento dell'infermità dell'illustre maestro, sentendo puzza di cadavere e volendo assicurarsi che l'ipoteca da lui posta alla successione non corresse pericolo. Vedetelo sgambettare su e giú dal Fiorina a via Po, a via Giovanni Berchet, a via Mazzini come un bracco in traccia di selvaggina per la sua carica di presidente del comitato per lo spionaggio interno. Non porta nel suo nome friulano il marchio di fabbrica, questo nato non per l'incrocio di un vecchio iddio della patria mescolatosi in amore con una fata del settentrione, ma da un mancato aborto procurato di una donna violata da uno sbirro del vecchio imperatore d'Austria?
      I suoi scolari lo sopportano, e ridono della sua fatuità di commentatore del Cortegiano di B. Castiglione, i suoi colleghi quando parlano di lui, accompagnano il suo nome col grazioso nomignolo di asino.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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