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      Economici: qualcuno. Intellettuali: pochi. Morali: nessuno». E via di questo audacissimo tono. Tanta scempiaggine ci sbalordisce. Potremmo ritorcere le domande adattandole al cristianesimo, e con risposte analoghe dimostreremmo solo la nostra insipienza. Ma non vogliamo incrudelire con chi, nel suo candore di neofita zelante, è cosí giudice delle cose nostre: il candore è troppo spesso sinonimo di minchioneria, e non bisogna essere severi coi... candidi.
      L'augurio che conclude la cicalata innocente è la prova migliore della incomprensione di questo giovinotto: il socialismo dovrebbe diventare cristiano. Ciò che sarebbe lo stesso che dire: il quadrato dovrebbe diventare triangolo. Perché tutta questa gente non si è accorta, essa che a proposito, e piú spesso a sproposito, parla di valori spirituali, che il socialismo è precisamente la religione che deve ammazzare il cristianesimo. Religione nel senso che è anch'esso una fede, che ha i suoi mistici e i suoi pratici; religione, perché ha sostituito nelle coscienze al Dio trascendentale dei cattolici la fiducia nell'uomo e nelle sue energie migliori come unica realtà spirituale. Il nostro evangelo è la filosofia moderna, cari amici del Savonarola, quella che fa a meno dell'ipotesi di Dio nella visione dell'universo, quella che solo nella storia pone le sue fondamenta, nella storia, di cui noi siamo le creature per il passato e i creatori per l'avvenire. E i nostri maestri hanno volgarizzata questa filosofia, l'hanno assunta come guida dei nostri destini, e ci hanno insegnato con logica ferma che il popolo, di cui tanto parlate voi, è un'astrazione sociologica, che la carità vuol dire elemosina, e non si fa elemosina ai forti, ai conquistatori, che l'amore e la fratellanza devono solo significare solidarietà di classe, se vogliono essere fecondi di risultati.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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