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      Poiché non bisogna illudersi: se il conflitto odierno rappresenta il maggior esercizio dei poteri che i governi abbiano mai fatto, e la maggior prova di disciplina che le popolazioni abbiano mai dato; quando questa doppia tensione sarà allentata dal cessare della guerra, quando ai Liebknecht bisognerà pure restituire la libertà della parola e accorgersi che essi non sono cosí soli nei paesi come appariscono nei parlamenti, si vedrà tutta l'importanza di quella unica regola spirituale, di cui il papa è custode, che per mezzo dell'equilibrio cristiano salvi il giusto patriottismo dalla grande reazione pacifica contro gli imperialismi, e promuova la tranquilla giustizia fra le classi nella grande reazione proletaria contro la borghesia capitalistica, a cui si addosseranno le responsabilità del conflitto mondiale e dei suoi danni.
      Ed il sindaco di Torino, che sente per l'aria l'addensarsi della bufera non ha esitazioni... Prevede e provvede.
      (25 maggio 1916).
     
     
      GIOCHI DI PAROLE
     
      Non è lecito confondere Enrico Corradini con la plebe dei suoi seguaci. C'è in lui un elemento di grandezza, sia pure essa la grandezza del retore. Sentire i suoi discorsi magniloquenti, accompagnati da gesti, ampi e teatrali, ritmati su periodi rotondi che paiono chiusi in una solenne armatura come le ferree lasse delle canzoni di gesta, procura per lo meno lo stesso piacere che l'ascoltare le recite di un grande attore. Il pubblico esce di teatro un po' intontito con un gran vuoto nel cervello, ma sorridente, perché i sensi sono stati appagati, e l'organismo è tutto invaso da piacevoli sensazioni sonore, ottenute è vero (ma ciò poco importa) con l'assopimento dello spirito.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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