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      Certo le Alessandrine Ravizza, le mammine amorose dei derelitti dei marciapiedi, non sorgono ad ogni cantonata, ma ciò non è una buona ragione per lasciare che dei freddi scienziati si divertano a fare i loro giochi di pazienza sui minorenni non tutelati da nessuno. Se essi sanno bene costruire reclusori e amministrare manicomi, ciò non costituisce titolo sufficiente per trattare i ragazzi come se fossero fatalmente destinati a quei due graziosi istituti. Gli empirici, gli uomini comuni che siano meglio di loro pervasi dal senso della simpatia umana, sapranno meglio sostituire l'opera educativa della famiglia, la cui mancanza è l'unica causa della delinquenza di tanti ragazzi spostati. Meno pseudoscienza, e piú senso comune, e soprattutto piú affetto e sincerità.
      (17 giugno 1916).
     
     
      RISPOSTA COLLETTIVA
     
      Abbiamo lasciato passare apposta qualche giorno prima di rispondere ai rimproveri diretti e indiretti che ci sono pervenuti a proposito della «solenne intemerata», come l'ha chiamata Gino Castagno, da noi fatta al compagno Bertero. E invece essa non era una intemerata, e tanto meno la pretendeva a solennità. Ci era parso (e crediamo ancora a ragione) d'aver sorpreso in alcune obiezioni del Bertero alla proposta del quotidiano torinese una preoccupazione esagerata per certe deficienze dell'organizzazione proletaria torinese; essa ci pareva legittima e logica in sé, senza dubbio. Ma non legittima e logica fino al punto da prendere il sopravvento su ogni altra, da conglobare in sé tutte le attività, tutte le possibilità di sviluppo del Partito socialista a Torino.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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