Pagina (261/742)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      ... E fuvvi un giornoche passò furïando quel bieco
      fantasma della guerra, e allora udissiun cozzar d'armi, un saettar di spade,
      un tempestar di carri e di corsieri,
      un grido di trionfo... e un ululanteurlo... e là dove fumò di sangue
      il campo di battaglia un luttuosocamposanto levarsi e un'elegia
      di preghiere, di pianti e di lamenti...
     
      Un brivido attraversò la folla — folla di madri, di sorelle, di fratelli e di uomini umani, umanizzati dal sacro soffio dell'arte — alla evocazione funesta della sanguinosa realtà.
     
      Ma in oggi un soffio di serena deaspense quell'ire, e se vi fur in campo
      avversari crudeli, oggi non v'hanno...
     
      La folla muta, sospesa come un uomo solo, come un bimbo solo, con la gola serrata di pianto e con le lacrime benedette a fior di ciglia ascoltò la promessa che le pioveva dal cielo, dall'armonia, e col bardo pregò:
     
      Signor che sulla terrarugiade spargi e fiori
      e nembi di fulgorie balsami d'amor,
      fa' che la pace tornicoi benedetti giorni,
      ne dona santi e bellisecoli di splendor.
      E un mondo di fratellisarà la terra allor.
     
      In quel momento ognuno sentí che qualche cosa esiste, qualche cosa vibra e s'afferma ineluttabilmente al di sopra degli eserciti cozzanti nelle stragi iterate; in quel momento per virtù di colui, che fu simbolo della patria negli anni sacri del Risorgimento nazionale, per virtú dell'eroe mite, che prestò le lettere del suo nome gentile come il sorriso delle nostre pianure all'anagramma ingegnoso affermante la aspirazione irresistibile del popolo nostro verso la libertà, in quel momento per virtú di Giuseppe Verdi, sentí ognuno come au dessus de la mêlée vi sia spazio per un amore che non s'arresta davanti a notre prochain ennemi!


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





Risorgimento Giuseppe Verdi