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      » all'«Idea nazionale». Se è vero che il Partito socialista è, ed era, una scuola di giornalismo borghese, non è men vero che la borghesia consapevole, forte, non può non seguire il consiglio che il Bonaparte dava a proposito delle spie: «Servirsene ma non stimarle!» Cosí è del Bevione nostrano; la guercia «Gazzetta» se ne serve, ma i lettori diritti, consci, non possono stimare l'avvocatuccio, il gazzettiere, diventato deputato per la sciagurata volontà ormai dimessa del sen. Frassati.
      Appunto per la disistima che nutro — intendiamoci bene, sempre per amore delle coincidenze — per il piantatore di carote libiche, io seguo le sue elucubrazioni parlamentari. Ho sott'occhio l'ultima sua nota «per le vacanze parlamentari». È perlomeno comico vedere l'allegro Bevione tacciare di ingenuità il senatore Barzellotti, neutralista e germanofilo. Il colto Bevione ignora l'elogio carducciano al filosofo italianissimo che osa ancora discernere con illuminata intelligenza nella tenebria dell'esaltazione bellica.
      Però l'onorevole dei sessantasette voti riesce attraente quando, piú avanti, scrive le sue piú originali esecrazioni al parlamentarismo. Bevione è per l'assolutismo. Udite: «In tempo di guerra il regime ideale sarebbe la dittatura con un dittatore savio ed infallibile». Bevione non ha ancora trovato «il giusto uomo». C'è però da supporre che egli se non fosse troppo giovane potrebbe servire alla bisogna. È veramente consolante constatare come le aspirazioni a coartare le elementari libertà costituzionali vengano da un giornale che si arrabatta nella propaganda delle ragioni ideali, democratiche, umane, liberatrici della nostra guerra.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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