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      In caso contrario l'avvocato non sarà che un volgare diffamatore.
      LORENZO DONATO
     
      Il compagno Donato con questa lettera commette uno di quegli atti che volgarmente sono detti ingenui. Egli è un lavoratore, uno di quelli che giorno per giorno consumano una parte della loro vitalità, della loro energia a produrre qualcosa di utile alla collettività. Perciò non è né scettico né cinico, come la moda comanda. Crede, per esempio, che un avvocato in tribunale sia l'incarnazione della giustizia, produca anch'egli qualcosa che sia utile alla collettività. Non concepisce che un mozzorecchi, a corto di argomenti e protetto dalla toga che lo fa incarnazione della giustizia, distribuisca a destra e a sinistra patenti di disonorabilità e cerchi, abbassando il livello della dignità dei testimoni e degli accusatori, di togliere di dosso al suo cliente la minaccia della sanzione punitiva. Il Donato pertanto domanda ragione della diffamazione che è stata permessa contro la categoria dei ferrovieri dello Stato e crede, avendo ragione, che questa gli venga riconosciuta. Non sa che la democrazia liberale ha instaurato a principio che un avvocato, perché rivestito di una qualsiasi toga bisunta, può mentire, può inventare, può diffamare pur di far assolvere, pur di salvare la sua parcella da noiose recriminazioni. Non sa che il settantacinque per cento degli avvocati almeno (siamo ottimisti) sono tali solo per la toga e sostituiscono le buone ragioni, i convincimenti con parole vuote di senso, ma che devono avere l'apparenza di sostanzialità.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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