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      Il morto assale il vivo, il vecchio mondo di artificio cerca di perpetuarsi nel nuovo, e questo vi si adatta supinamente, gode, egli che è sano e nobile, di poter fare ciò che gli altri fanno. Amico, bisogna cercare alla nostra malinconia domenicale un altro rifugio; il nulla esiste solo per chi non sente e non vede nulla. E poiché non abbiamo anime da asceti, e poiché siamo fieri di ciò che pensiamo, lasciamo che la malinconia nostra viva pur essa. Sarà il segno di nobiltà della coscienza per domani, quando essa troverà altri Alberto Dürer che la dipingano sul campo di battaglia ormai deserto, fra gli strumenti di distruzione ormai inservibili, sola padrona del terreno da cui la vita è andata via sbigottita.
      (1° agosto 1916).
     
     
      PREGIUDICATI
     
      Non abbiamo molta simpatia per il romanticismo francese. Le gonfiezze, le prediche sociali di Victor Hugo ci lasciano discretamente indifferenti. Sterili diatribe, esse distruggono, ma non costruiscono neppure dell'arte. Prodotto di un feticismo sentimentale per il «popolo» non lasciano solco nelle coscienze, non lasciano stimoli alla fantasia creatrice. Eppure, caduti per caso nell'aula di un tribunale, ripensiamo alle enormi, titaniche sfuriate del romantico francese contro la giustizia dei suoi tempi, e vorremmo avere i suoi robusti polmoni per soffiare contro queste montagne di carta stampata che lasciano sulla fronte dei pazienti, che sfilano alla sbarra, il marchio che li manda per sempre alla geenna dei bassifondi: pregiudicato!
      Trenta minuti di discussione, quattro processi per direttissima, quattro condanne, quattro nuovi pregiudicati.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





Alberto Dürer Victor Hugo