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      .. evidentemente non hanno nulla. I suoi ritardi, le multe per i ritardi degli altri... invenzioni. L'operaio è una macchina, che diamine, e bisogna produca. Il malessere, la stanchezza, cose da sovversivi indisciplinati e perversi. Un terzo: gli dolgono le reni, ha una tosse secca che lo squassa tutto ad ogni istante; potrebbe essere tubercolotico, e non domanda che un po' di riposo, per ripigliare dopo con piú vigore. Un po' di acqua di sedlitz, accennano i due baffi. Una protesta: due lire di multa, e l'ordine regna una volta di piú. E cosí via: un quarto, che ha la mano mezza schiacciata, che è stato medicato in fretta e furia, senza nessun esame della ferita, viene rimandato alla prossima visita. Per intanto non deve assentarsi, il ritmo del lavoro non deve illanguidire, gli industriali non devono, per un capriccio della macchina, veder decurtati i loro guadagni onesti. E la parodia continua cosí finché un'automobile non arriva sbuffando a condurre via l'Esculapio per il meritato desinare, ancor fresco, attillato, rubicondo. Non maniche rimboccate, non impuri contatti con pelli arse dalla febbre, con piaghe sanguinolenti, con polsi neri di fuliggine... Quante pretese in questi benedetti proletari; vorrebbero un medico, non un veterinario, vorrebbero le cure complicate, ma l'Esculapio non si lascia scuotere; il dovere è vangelo per lui. Ma già, con tanta predicazione di materialismo, di panciafichismo, non fa piú meraviglia che anche i subalterni tengano alla vita, alla sanità, alla integrità fisiologica.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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