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      » I due agenti si guardano esterrefatti. Due pere, due prüss fanno schiattare dalle risa i presenti, mentre Gavroche se la dà a gambe gridando: «Arrestare un ragazzo perché ha due pere in tasca!» I corvacci si squagliano queti, queti, friggendo. E il delegato Donvito si morde nervosamente i baffi: fossero state davvero due pietre! Che bel processo contro i barabba e che condanna coi fiocchi! Gavroche immortale si vendica cosí! E i Donvito scorbacchiati rimandano l'affissione delle autolapidi commemorative, perseguitati da queste risate che ronzano continuamente nelle loro orecchie.
      (12 settembre 1916).
     
     
      LE IPOTESI E GLI INDIVIDUI
     
      La morale corrente della poltroneria borghese non si stanca dal predicare che bisogna guardarsi dai consequenziari. Cioè. È permesso ragionare astrattamente sul bene e sul male, è permesso dire, a proposito di un fatto concreto, che è in errore chi opera in un certo modo, e merita plauso chi opera invece in un altro, è permesso chiamare criminoso un modo di agire, ma non è permesso andare píú oltre. Le conseguenze individuali non bisogna mai tirarle, altrimenti si è maledici, si è vociatoci, si è teppisti e cosí via.
      Leggete nella «Stampa» di ieri l'altro, la ben quadrata risposta ad una lettera di Dante Ferraris. Vi troverete espressioni di questo genere:
      Noi riteniamo che lo spettacolo delle facili ricchezze cosi ingentemente accumulate sulle lacrime e sul sangue della nazione, mentre tanti meno fortunati pagano di persona e di averi, costituisca uno dei fenomeni piú ripugnanti delle grandi guerre, contro il quale lo Stato avrebbe il diritto di armarsi con ogni mezzo.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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