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      Ma noi non ci lasciamo invischiare, quantunque lusingatissimi del riconoscimento che i socialisti possano qualche cosa nell'animo degli operai e persuasissimi che il risparmio sia una bellissima cosa. Perché non crediamo affatto all'efficacia dei predicozzi, anche se eloquentissimi, e perché non vediamo a chi rivolgere le nostre prediche. Intanto dovrebbero dimostrarci come questo risparmio possa essere fatto. Lavorando dodici, quattordici e sedici ore al giorno, e privandosi di tutto quel complesso di piccole cose che, inutili in tempi normali, sono indispensabili per tonificare la vita di chi si abbrutisce in fatiche bestiali? L'unico rimprovero che noi possiamo muovere a qualche proletario non è quello di approfittare degli alti salari (e per quanti poi, questi salari sono cosí alti?) per migliorare il proprio regime di vita, ma quello di far la scimmia della borghesia. Di credere che la vita buona sia solo quella borghese, che divertirsi voglia dire divertirsi come i borghesi, nelle crapule viziose, nei gabinetti particolari, nelle idiotissime gazzarre senza senno. Questo sí. Chi è convinto che l'avvento del socialismo debba essere specialmente un rovesciamento dei valori comuni, non può non sentire dispiacere nell'atto in cui sorprende un proletario che mostra credere supremo ideale di vita essere quello borghese. Ma null'altro. E del resto, costoro, in quanto si abbandonano a queste velleità pitecantropesche, mostrano ad esuberanza di non essere dei nostri, di non essere di quella corrente in cui noi siamo e che impone degli obblighi e dei doveri.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742