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      Faracovi, Faracovi; Faracovi non è che una trottola ronzante che una mano, la mano dell'opinione pubblica, fa guizzare e roteare per mostrar meglio la sua imbecillità.
      (20 ottobre 1916).
     
      STATI D'ANIMO
     
      Sono almeno quindici giorni che io non mi sento piú io. Sono almeno quindici giorni che sento scricchiolare qualcosa nell'impalcatura dell'animo mio, e dubito e diffido. Che lezione per il mio satanico orgoglio! Credere di essere un uomo morale; essere persuaso che pensiero e azione si siano nei propri atti fusi in un blocco granitico non scalfibile dal piú potente acido di autocritica corrosiva. Che lezione! Perché, da quindici giorni almeno, per ogni atto che l'abitudine meccanicamente fa compiere alla persona materiale, dei calcinacci cadono con tonfo lugubre nelle acque stagnanti del foro interno della coscienza, e suscitano frotte di domande lancinanti: sono io un 254
      essere morale? O non sono l'ultimo degli uomini? Dieci sigarette, dieci pugnalate nel cuore: il fumo se ne illividisce, l'aspirazione diventa un sibilo viperino. La costellazione delle fibrille tattili del palato è tutto una amarezza di rimproveri pungenti. Quali occhiali frapporre fra la retina e il mondo? Perché il mondo si intestardisce a conservarsi bello e, ad assalire l'intero sensorio (come direbbe l'ineffabile neo-filosofo letterapertario Faracovi) con traditrici e tentatrici sensazioni? Satana, il beffardo sabotatore della guerra, non è in agguato solo per umili monachelle; chi si salva dalle sue malefiche arti?


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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