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      Ho incominciato dalla colazione regime A: pane gr. 150, latte gr. 250, cacao gr. 10, zucchero gr. 20, e mi sono posto in caccia del pane e del latte, del cacao e dello zucchero. Dello zucchero specialmente: «Signore, mi può dare mezzo chilo, due etti, un etto, due soldi, un soldo di zucchero?» Quante volte ho ripetuto queste domande? Ho battuto tutta la città, ho speso qualche lira nel tramvai, ho consumato qualche centinaio di lire di pazienza e di energia. I pargoletti, le pargolette, gli ascendenti e i discendenti della rispettabile categoria degli esercenti, erano occupati nei retrobottega, nelle cantine, nelle soffitte, a confezionare pacchettini di zucchero da rivendere a un soldo e due soldi ai clienti che acquistano anche un chilo di pasta, o una bottiglia di marsala. Nessuna multa è possibile. Non è l'esercente che domanda l'acquisto supplementare. L'esercente risponde che non ha zucchero a chi vuole solo zucchero. Dà lo zucchero a chi ha prima acquistato un chilo di pasta avariata o una bottiglia di marsala. E il consumatore capisce l'antifona e si riempie la dispensa di pasta e di marsala, o rinunzia allo zucchero. Cosí non ho neppure potuto sfogare il mio malcontento concentrato in qualche sezione di polizia urbana. E stavo per rinunziare all'economia suggeritami dal comm. Sebastiano Lissone, se un fortunato caso non mi avesse posto sulla via buona. Deve capitare spesso il caso di cittadini che escono dai negozi tessendo ad alta voce lunghi soliloqui sullo zucchero, sulla saccarina, sui calmieri, sul diavolo che si porti i zuccherieri, confettieri, liquoristi, pasticcieri.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





Lissone