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      Rivedremo nelle vetrine delle edicole giornalistiche la fatidica iscrizione: «Qui si vende la Patria». Rivedremo i cittadini fermarsi a meditare pensosamente dinanzi alle cinque parole stampatelle. Meditazioni melanconiche o argute, secondo i temperamenti.
      Per me, la lettura di tutto ciò che è in dipendenza dell'intelletto di Girola Tulin è come una scatoletta di tabacco. Ne fiuto una presina ogni tanto, nelle giornate di maggior tristezza e di ideale raffreddato, per eccitare lo starnuto. Mi procura uno sfogo fisiologicamente benefico, l'attività intellettuale del nobiluomo Girola Tulin. Ho letto qualche giorno fa uno scritto di Giovanni Gentile. E vi ho trovato una espressione magnifica, a conclusione di una disamina profondissima dell'ideale nazionalistico: Canis nationalis, asinus universalis. Girola Tulin è il cane nazionale modello: cane da pagliaio, chiassoso, rumoroso, che abbaia alla luna, e cerca mordere irosamente i raggi che filtrano nelle fessure del tetto nazionale, crocchiando a vuoto i denti, riempiendosi la bocca di vento. È l'asino universale modello, perché non può vantare, come i suoi colleghi, altri titoli d'attività all'infuori di quelli che sono conseguenza della sua caninità nazionale. È l'asino universale modello, perché è piú ottuso e meschino degli altri, e perciò piú degli altri suoi soci è privo di comprensione dei valori umani e spirituali. È un pezzo di anatomia sociale immerso nel liquido isolante dell'imbecillità. È l'uomo di una sola opinione (non si può dire idea, perché l'idea è necessariamente universale), accessibile a tutti gli uomini, in qualsiasi latitudine e longitudine essi abitino.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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