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      Esistono i contratti, infatti, ed i contratti necessariamente presuppongono dei contraenti bene individuati. Ma è pericoloso risalire alle persone, quando queste sono identificabili: si concreterebbe lo stato di disagio, lo si oggettiverebbe: e ciò evitano di fare con ogni cautela i quotidiani borghesi. Succede un altro fenomeno: spariscono dalla circolazione gli spezzati; i singoli cittadini sono colpiti ognuno individualmente, cioè lo stato di disagio è questa volta concreto nei singoli, è oggettivato nelle angherie o nei disturbi, nel non poter comprare, nelle perdite di tempo che ogni singolo deve sopportare. Evidentemente un fenomeno come questo, complesso, farraginoso, non può dipendere dalla cattiva volontà di singoli trafficanti: esso è veramente in dipendenza con un sistema, con uno stato di cose generali. Basta pensare che Torino non produce per lo scambio interno o con l'estero, ma produce per lo Stato; che lo Stato paga in carta, che la città consuma ed importa dalla provincia, e che lentamente l'argento se ne va fuori di città per pagare il consumo, e viene sostituito dalla carta con cui lo Stato paga i consumatori. Ma in questo caso far risalire la colpa del disagio al sistema è pericoloso per i benpensanti Alphonses. In questo caso il sistema non sarebbe piú il fantasma evanescente di cui sopra; in questo caso il sistema si concreterebbe nelle perdite, nei fastidi, nelle angherie che i singoli debbono sopportare. Allora si grida all'untore, all'incettatore: perché si sa benissimo che egli non può essere rintracciato; perché si sa benissimo che per rintracciarlo bisognerebbe impedire che al mercato di Porta Palazzo vengano a vendere i produttori del contado, che i viaggiatori viaggino, che i forestieri vadano via.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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