Pagina (456/742)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Poveri nati puri, che casa è la vostra; nessuna bettola del mondo riuscirà ad accumulare tutto il pattume poetico che insozza la vostra purezza. «Piangere nel pianto che uno piange»; «i lunghi oggi d'Egitto» che sono per di piú «grandi, umidi, profondi»; «le chiome» che sono «di neve», i viaggi «fantastici», le diane «fresche», le nevi « gelanti», la sera «molle e pallida», l'amore «amante», l'ombra «simile a una larva», tutte queste immagini sono di una fresca purezza che incanta. E non parliamo dei singhiozzi onomatopeici, ottenuti con bisticci di questo genere: «E siano i figli che verranno i miei — e siano i tuoi, e non i miei, ma i tuoi», e coi «te, te, te, tu, tu, tu» graziosissimi, in fine di verso. La purezza dei nati puri si potrebbe ancora salvare. Ma quale mai tiro birbone ha giocato al Poeta questa sua sdilinquita indeterminatezza, questa spappolata ricotta che gli tiene luogo della fantasia? A pagina si troviamo questi versi: «Già pende una dritta spada — di notte, quando ti risvegli e stai», senza soggetto espresso, ciò che, facendo almanaccare il lettore, può trarlo a identificazioni un po' impoetiche, specialmente per il fatto che nella stessa poesia si parla di una «Gemma» che «Come è nuova, e come è bionda!» Ma non c'è da meravigliarsi. La retorica bolsa fa spesso di questi tiri birboni ai suoi discepoli diretti, specialmente a quelli che di piú tenero amore la amano, che piú volentieri diguazzano nel truogolo del sentimentalismo fatturato. Il sentimentalismo e la pornografia sono fratello e sorella; la seconda non è che la necessaria conseguenza del primo.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





Egitto Poeta