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      L'Einaudi, liberista completo nella «Riforma sociale», diventa nel «Corriere» liberista solo contro le organizzazioni operaie e le cooperative emiliane, non preoccupandosi di ricercare se queste forme di protezionismo non siano esasperazioni di un malessere diffuso dall'altro e ben piú dannoso protezionismo, e se non sia suo dovere di coerenza esplicare nel diffuso «Corriere» le sue qualità di educatore completo, e non confinarle nella rivista che il grosso pubblico da educare non legge. Un po' di vinajsmo si è incollato anche all'abito del professore educatore. I bidelli, per esempio, sono preoccupati dei contatti che l'Einaudi non evita nel «Corriere» con il Vinaj Luigi Luzzatti, che nella «Riforma sociale» non è molto rispettato, e riceve anzi, molto spesso, stangate poco corrieristiche.
      Perché il professore d'università e membro dell'Accademia delle scienze non si preoccupa di decidersi anch'egli tra la toga professorale e la vestarella da bidello? Questa lo avvicina ancora troppo all'on. Vittorio Vinaj, e dà una qualche parvenza di verità alle voci ingiuriose delle ambizioni parlamentari. Tanta parvenza di verità, che da un superiore piano morale non si saprebbe davvero distinguere tra il Vinaj bidello e l'Einaudi in vestarella.
      (16 maggio 1917).
     
     
      L'UOMO PIÚ LIBERO
     
      Leggo la tirata d'occasione dei giornali; spruzzatine di polvere di riso sui motivi piú abusati della polemica quotidiana. Il «Momento», dopo un pesante anfanare tra il sí e il no, se ne rimette a Massimo d'Azeglio: gli uomini credono di mutare essi il mondo, e invece è Iddio che lo muta.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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