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      Il Paese, dopo quasi due anni e mezzo di guerra, è in condizioni altamente soddisfacenti: l'esercito è magnifico di ardimento, formidabile di armi, fiero per le vittorie conquistate, tale insomma, da incutere timore al nemico ereditario, le nostre forze militari sono in continuo sviluppo, mentre quelle avversarie sono in fatale decrescenza; i nostri soldati accampano solidamente in territorio conquistato e sono in grado di continuare l'irresistibile marcia in avanti, mentre il già orgoglioso e tracotante esercito austriaco è costretto a cedere terreno e si logora in una umiliante ed estenuante difensiva. La marina con la sua silenziosa, energica, vigilante opera taglia al nemico le vie del mare, protegge le coste nazionali, assicura al paese i rifornimenti marittimi e porta le proprie offese e le proprie provocazioni fin sulle rive nemiche, mentre la flotta avversaria rimane ermeticamente chiusa e inoperosa.
      La situazione diplomatica, rafforzata dai recenti convegni del nostro ministro degli esteri a Londra e a Parigi, è salda e promettente: l'Italia occupa tra gli alleati un posto degno della sua lealtà e purezza di intendimenti e di opere, degno del suo sforzo bellico conforme alle sue giuste aspirazioni. Il nostro Paese è uno dei fattori essenziali della politica di guerra dell'Intesa, e lo sarà del pari della politica mondiale del dopoguerra; incalcolabile è fin da oggi l'aumento di prestigio morale e di efficienza diplomatica raggiunto dalla nazione e sicuro è il suo sviluppo nell'avvenire purché giunga in perfetto ordine — come è certo — alla fine immancabilmente vittoriosa del conflitto, ecc. ecc.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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