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      E la penna continua a tracciare ghirigori, aspettando perché sente che questa barbarie (la confusione nei criteri, l'arbitrio, il sopruso è barbarie) si esaurirà nella propria rabbia.
      (14 novembre 1917).
     
     
      SI DOMANDA LA CENSURA
     
      Hanno chiuso i caffè concerto e i varietà. È proibito divertirsi, comprare il divertimento dei caffè concerto e dei varietà. L'autorità è dovuta intervenire. Ci sarebbe stata ancora una folla di gente che avrebbe continuato a frequentare i ritrovi del piacere piú banale e piú volgare se l'autorità non fosse intervenuta.
      Noi comprendiamo che l'autorità sia intervenuta. Ci maravigliamo che non sia intervenuta prima. Non perché sia nei nostri desideri che l'autorità intervenga in ogni cosa a regolare la volontà e la vita dei cittadini, ma perché vorremmo che ogni manifestazione di vita avesse una sua logica, si inquadrasse in un programma, e questo programma si cercasse di realizzare. Lo Stato è intervenuto per regolare la manifestazione delle idee dei cittadini: ha istituito la censura preventiva, ha decretato condanne severissime per chi espone alcuni modi di vedere o di non vedere. Vuole che il pensiero manifestato sia uniforme, di taglio democraticamente uniforme. Ogni originalità gli pare nociva agli interessi pubblici. È proibito il lusso, il divertimento del pensare, del fare sfoggio della propria intelligenza, della propria ricchezza interiore (e sia pure ricchezza di cenci di similoro). La censura di questa ricchezza è stata inesorabile, ha sequestrato, ha bruciato, ha distrutto.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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