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      (27 novembre 1917).
     
     
      LA STORIA DEI CERINI
     
      L'«Idea nazionale» ha fatto una scoperta. Ha scoperto che in una tabaccheria di Napoli, il 27 novembre, per ben quindici centesimi caduna, furono acquistate due scatole di cerini, pericolose per la patria. Erano esplosivi i cerini? Avevano della dinamite nella capocchia o nel gambo? Affatto. Le scatole avevano delle vignette socialiste. Invece delle teste di regnanti, o di scene idilliache, le vignette rappresentavano «I lavoratori che spezzano le catene», «La fede socialista che guida i lavoratori». Nel verso di una era persino riprodotta la prima strofa dell'inno turatiano. Roba da far drizzare i capelli a tutti i Federzoni ed a tutti i Monicelli... cui certi ricordi devono seccare infinitamente. Neppur fumare un sigaro senza che le reminiscenze di tempi meno beati e meno fruttiferi siano risvegliate! L'«Idea nazionale» protesta! Come, in tempo di guerra il Monopolio dello Stato mette in circolazione i cerini rivoluzionari, con inni dei lavoratori, incitamento all'odio di classe, allegorie avveniristiche e tutti gli ingredienti reali e simbolici della propaganda pus(3)...? L'«Idea nazionale» documenta, riproduce le quattro vignette, in quattro clichés abbastanza brutti, onde non c'è nessun dubbio che il fattaccio sia realmente avvenuto, che i prefetti e i censori non reprimono la propaganda oscena! Vada per l'osceno. Ce ne sono tante a questo mondo di cose oscene... compresa la vendita di penne ai trustaioli della siderurgia...!
      Ma noi ringraziamo l'«Idea nazionale» della notizia fornitaci.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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