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      Ma la «Gazzetta» sta all'anglicismo come la scimmia sta all'uomo, come la borghesia italiana sta alla borghesia anglosassone, come gli ottanta miliardi di ricchezza italiana stanno agli ottocento miliardi di ricchezza inglese. Per stamburare la lotteria giornalistica la «Gazzetta» riporta il giudizio che sir Robert Kindersley dà sulle lotterie. Il baronetto inglese impregnato di spirito capitalistico, di morale individualista, aborre le lotterie. Per lui esse sono un portato del basso istinto dell'avarizia, del desiderio di farsi ricco in fretta e senza pena. Per lui lo Stato non deve coltivare un'umana debolezza, un vizio che ha causato nella sfera economica disastri e lutti all'umanità; perché non v'è mezzo di ingannare e demoralizzare il paese peggiore della tentazione di un colpo di fortuna che rilassa la tessitura morale dell'individuo, diminuisce in lui la tendenza al risparmio, aumenta la propensione allo sperpero, ed in luogo di stimolare deprime lo spirito di iniziativa e di azione. Per la «Gazzetta» tutto ciò è turco; fa qualche smorfia, qualche sberleffo, da scimmia che sa il fatto suo a maraviglia. L'inglese ad ogni fatto economico applica i principî economici e conseguentemente i principî morali, che hanno guidato e illuminato lo sviluppo della produzione nel suo paese. Per l'inglese non deve neppure essere conservato il sospetto che ci si possa arricchire, che si possa realizzare un guadagno all'infuori della produzione, dell'attività economica effettiva, dell'impresa capitalistica o di un lavoro che dipenda dall'iniziativa capitalistica.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





Robert Kindersley Stato