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      Giudizi dei giornali: «Il caos regna in Russia, mai fu visto un tale disordine».
      Giudizio del lettore: «Che tempi, che costumi, che paese è la Russia, che uomini. Tutti marciano e nessuno marcia. Tutti sbarcano e nessuno sbarca. Tutti vogliono e nessuno sbarca. Il mio cervello non ci si raccapezza».
      Ecco ciò che si voleva ottenere: il cervello non si raccapezza: il cervello è in disordine. E dice Villiers de l'Isle-Adam: chi ti offende, offende l'idea che si è fatto di te, cioè offende se stesso.
      Il disordine è nel cervello, la confusione è nel cervello, nelle idee, nella farragine delle notizie: giudicando la Russia, giornalisti e lettori giudicano se stessi; ingiuriando la Russia e Lenin, ingiuriano se stessi.
      Eppure che fare? Come difendersi da tante insidie, dove trovare la verità? In se stessi, nella forza morale della propria coscienza. Aggrappandosi disperatamente a quelle due o tre nozioni fondamentali che nessuna critica, che nessuna obiezione può corrodere e smantellare: 1) È assolutamente impossibile che il male trionfi a lungo e oltre un piccolo spazio di terreno. Se Lenin e i Soviet fossero il disordine, la confusione permanente, poiché il loro potere è basato su poche centinaia di armati, esso sarebbe stato distrutto quindici giorni dopo la sua instaurazione. Se vive, significa che dipende da una necessità, che si basa sulla libera elezione della maggioranza. 2) L'ordine e il disordine non sono concetti assoluti, ma relativi agli schemi sociali dei giudicanti. Per un borghese, il dominio del proletariato è confusione e disordine perché egli ne è escluso: può essere ordine se esso non corrisponde al suo ideale?


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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