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      Siete preoccupati: sapete che gli industriali dell'Ansaldo non sono degli scimuniti, per arrischiare tanti capitali devono avere una qualche garanzia. E chi in Italia può garantire i dividendi di cinquecento milioni? Lo Stato (!) voi pensate. Lo Stato, cioè il governo, cioè un uomo che viene e va, il quale impegna il portafogli e il lavoro dei cittadini perché l'Italia abbia una bellissima azienda con cinquecento milioni di capitale. E i cittadini, il «popolo sovrano» non ne sa niente. Ma il popolo sovrano è la quantità, e Guglielmo Ferrero, il santone della Democrazia, sostiene che la quantità deve essere sostituita dalla qualità; la qualità è aristocratica, o mio povero popolo sovrano, e l'aristocrazia che dovrebbe voler dire governo dei migliori, vuol dire solo governo dei pochi, dei Perrone, per esempio, e dei loro cinquecento milioni di capitale.
      O popolo sovrano, allietati ancora, perché la commissione dei seicento dipende anch'essa dal concetto di qualità. Tu avresti creduto che un programma come quello enunciato nel decreto luogotenenziale avrebbe dovuto essere discusso in parlamento, anzi avrebbe dovuto essere discusso nei comizi elettorali. La tua sovranità si sarebbe esercitata nell'indicazione dell'indirizzo politico da seguire: statizzazione, monopoli, o libertà? Invece non ti interrogano. Gli esperti, i seicento esperti, si sostituiscono a te: tu sei la quantità, essi sono la qualità. Bisogna striderci: bisogna rinunziare alla propria sovranità, e ritornare sotto tutela.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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