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      Ogni privilegio suppone un'attività indispensabile, quindi un dovere assoluto e perentorio. Ma poiché la «natura» umana è imperfetta, conseguentemente al peccato originale, il privilegio cerca godere il bene sottraendosi al dovere: allora la imperfetta «natura» dei non privilegiati inventa la gogna come correttivo volontario alla volontaria sottrazione. Pertanto noi ci dichiariamo fautori della gogna, pur sapendo di non poter evitare il biasimo del secolo incivilito, libero pensatore e umanitario.
      E ragioniamo cosí: l'esercente è assolutamente indispensabile perché gli uomini continuino a nutrirsi, quindi a respirare e per ragione diretta a vivere. L'esercente rappresenta l'obiettivazione della legge naturale: «il piccolo commercio deve vivere». La cooperazione, la municipalizzazione sono scherzi della natura, indegne che la saggezza politica dei reggitori rivolga loro l'attenzione. Ma il dover essere esercentesco impone obblighi agli esercenti. La libertà del commercio è libertà condizionata: dalla carestia, dai trasporti, dalla competenza burocratica. Con tante condizioni questa libertà perde la maggior parte dei suoi attributi e ritorna alla forma mercantile del feudalismo. E allora sorge il concetto di gogna.
      La forma mercantile sostiene la legge naturale del dover essere contro la libertà, ma ammette che il mercante deve essere utile ai cittadini. Ai cittadini è limitata la libertà di scelta dell'albero al quale impiccarsi, ma la limitazione implicitamente consente la sicurezza della buona disposizione dell'albero.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742