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      BISTICCI
     
      La «Gazzetta del Popolo» registra con vivo compiacimento lo spettacolo di senno (!) politico che la cittadinanza torinese ha offerto nell'accogliere e giudicare con serenità di spirito l'annunzio della richiesta di armistizio e di pace fatto dagli Imperi centrali. Non tentiamo neppure di criticare la «registrazione» della «Gazzetta» e di documentare come il senno politico dei torinesi (o della maggioranza di essi) abbia avuto diverse origini e un diverso fine da quelli che la «Gazzetta» insinua. Non ci teniamo troppo all'appariscenza del potere del socialismo e del proletariato torinese: ci importa che esso esista e sia sempre pronto all'azione, anche se non brilli al sole come una spada sguainata.
      Qui ci importa la qualità del «senno» come la «Gazzetta» lo concepisce. Esso dipende direttamente da questo giudizio italo-francese, cioè schiettamente latino, che Rastignac ha odiernamente espresso nell'espressione lapidaria: «Non bisogna farsi ingannare dall'idea della pace in tempo di guerra!» Rastignac ha, nella forma sciocca, ridotto all'assurdo l'imperativo categorico, ne ha reso vistoso il suo vizio logico.
      Per la «democrazia» italo-francese, per la «vera» democrazia latina, il senno politico dei popoli consiste nel non pensare, nell'inerzia spirituale e politica. In tempo di pace bisogna pensare alla guerra, anzi, se si vuole la pace, bisogna prepararsi alla guerra. Lo dice il proverbio latino, e i proverbi sono dei feroci negrieri che incatenano gli spiriti con l'incanto delle suggestioni innumerevoli del passato.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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