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      La censura continua e noi non ce ne meravigliamo, poiché nel nostro paese essa non ha mai rappresentato una misura provvisoria e contingente di difesa della «salute pubblica», ma è stata un metodo di governo, il metodo necessario dello Stato italiano, poliziesco, protezionista, antiliberale.
      Gli italiani mancano di fantasia (l'immaginazione e lo scapricciamento non sono fantasia): essi riescono a comprendere che altri Stati non sono democratici, perché l'unico giornale che leggono ne sottolinea gli atti e le misure reazionarie; non concepiscono che lo Stato di cui sono parte e che anche solo costituzionalmente potrebbero trasformare, è la negazione della democrazia; Giolitti rimane per molti un liberale democratico. Questi italiani hanno l'immaginazione superficiale impressionata dalle «spiritose» interruzioni del parlamentare furbo e imbroglione, e non ricordano invece che Giolitti ha tolto agli italiani la libertà di tenere comizi pubblici (ha cioè soppresso la libertà di parola e di propaganda orale, eccetto che in tempo di elezioni), non pensano che Giolitti rappresentava al potere le cricche piú reazionarie degli agrari e dei siderurgici. Orlando e Nitti sono per gli italiani «uomini che parlano»; gli italiani non riescono a vedere in loro gli «uomini che operano», appunto perché mancano di fantasia, perché sono incapaci a ricreare «drammaticamente» un'azione permanente, in ciò che ha di essenziale, in quanto trasforma la realtà e la rivolge a particolari fini. Gli italiani, il popolo italiano può arrivare anche, per la suggestione dell'unico giornale che legge, a gioire perché una minoranza è perseguitata, non può parlare, non può far conoscere le sue idee e i suoi fini; il popolo italiano non ha fantasia, perché non concepisce che la sua gioia è per un proprio male, perché esso tutto è escluso da quelle idee, dal conoscimento di quei fini, perché è, per lui, ritenuto un'accolta di scimmie urlatrici senza criterio, senza inibizione volontaria, che si escludono quell'idea e quei fini dalla pubblica discussione.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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