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      Ebbene no: lo spezzatore di comizio non può permettere che migliaia e migliaia di operai affermino in un comizio la stessa disciplina che essi attuano in tutte le manifestazioni della lotta di classe, non può permettere che con questa disciplina si creino le condizioni in cui solo un comizio può svolgersi ed essere utile per l'educazione della classe operaia. Lo spezzatore di comizio vuole che la sua personcina, gonfia di vento parolaio e di vanità, sovrasti le migliaia e migliaia di operai, sia superiore alle volontà riunite di migliaia e migliaia di operai: egli priva cosí la classe operaia delle scarse possibilità di riunione di cui dispone, non permette alla classe operaia di svolgere le sue manifestazioni, di dimostrare la sua forza, di acquistare piú chiara coscienza della sua volontà collettiva. Se osservate, vedete che difficilmente lo spezzatore di comizi è un operaio di fabbrica, è un operaio industriale: quasi sempre egli è uno spostato, un uomo dai cento mestieri, che rivela nella sua irrequietezza fisica e... vocale la irrequietezza della sua vita economica, della sua vita di lavoro, che riflette nel suo cervello e nelle sue idee la incertezza e la confusione delle condizioni materiali della sua vita. Perciò anche lo spezzatore di comizi afferma di essere antiautoritario e di essere antimarxista perché Marx era «autoritario»; la verità è che Marx aveva preveduto questo tipo di pseudorivoluzionario e aveva messo in guardia la classe operaia contro i suoi metodi e la sua fraseologia; perché Marx credeva che la rivoluzione non si fa con la gola, ma col cervello, non si fa col vano dimenarsi fisico, col sommovimento del sangue nelle vene, ma colla disciplina della classe operaia che porta nella costruzione della società comunista le stesse virtú di lavoro metodico e ordinato che ha imparato nella grande produzione industriale.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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