Pagina (13/418)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Perché queste terribili cose non esistevano, per il Carli, nel Comune medioevale. E infatti non esistevano nel Comune come circoscrizione territoriale chiusa (almeno in determinati periodi), ma esistevano tra il Comune e il castello feudale, tra l'artigiano e il signore feudale, tra la città e il contado.
      Le classi si trovarono, in certi momenti, ad essere divise anche territorialmente, ecco tutto, ed è naturale che in seno a ogni comunità territoriale non esistesse lotta di classe, perché la comunità era omogenea e la lotta di classe era la guerra intercomunale, o tra guelfi e ghibellini. La restaurazione del corporativismo, il sindacalismo integrale, non ha quindi alcun punto di riferimento storico nel passato, che non sia illusorio e arbitrario.
      Né per il presente la sua arbitrarietà è minore. Il proletariato dovrebbe rinunziare alla lotta politica. La sua collaborazione sarebbe ottenuta mediante la «compartecipazione» e l'«azionariato sociale»: il proletariato economicamente dovrebbe diventare solidale con la borghesia, e quindi non pensare piú alla rivoluzione sociale, all'abolizione dei privilegi. Il proletariato sarebbe sottoposto a una «cultura» intensiva, sarebbe educato alla comprensione dei fini sociali di produzione e di vita nazionale. Il Carli ha dell'educazione e della cultura un concetto molto vago ed empirico: le immagina come veste esteriore, come abito da festa per la fiera nazionalistica. Esse infatti porrebbero come fine educativo due esteriorità, due fatti, la nazione e la produzione, mentre queste sono strumenti di vita morale, non fini morali.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Sul fascismo
di Antonio Gramsci
pagine 418

   





Carli Comune Comune Comune Carli