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      Pochi mesi fa la Catalogna borghese pareva tutta fieramente unita contro il governo centrale, che si appoggiava sull'esercito contro la minaccia separatista. Gli operai rimanevano indifferenti sulla quistione dell'autonomia e il governo lusingò gli operai con leggi sociali e cercò di punire quegl'imprenditori che, abusando e approfittando del disordine pubblico, contravvenivano ai decreti sul contratto di lavoro e licenziavano chi osasse protestare.
      [L'alta borghesia e gli industriali, interroriti dal montare dell'onda proletaria, si allearono perciò ai Comitati di difesa militare contro gli operai e il governo centrale.] La borghesia stessa si armò. Già nell'agosto 1917 i membri del circolo piú aristocratico di Madrid avevano domandato al ministro dell'interno la patente di «poliziotti onorari». Oggi la borghesia si è armata regolarmente, costituendo i corpi di milizia dei Somaten («Stiamo attenti!») che, [in unione ai Comitati militari,] esercitano sul paese un potere arbitrario e terroristico che inceppa la produzione economica e svuota e paralizza l'azione dello Stato.
      Il Parlamento era un fantasma; esso è rimasto chiuso quasi sempre durante la guerra; nessun governo vitale poteva nascere da un Parlamento i cui 400 deputati si dividono in 22 cricche personali. L'azione parlamentare è stata sostituita dal regime dei decreti a getto continuo, che rimangono lettera morta per il marasma amministrativo [e il prevalere dei gruppi pretoriani e dei Somaten.
      La mentalità del militarismo spagnolo è tutta dipinta da questo episodio: il governatore militare di Madrid, generale Aguilera, chiamato dal presidente Romanones, quando la minaccia dello sciopero generale incombeva sulla capitale, pose queste condizioni per ubbidire al capo dello Stato: «Ogni cartuccia sparata deve significare un morto.


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Sul fascismo
di Antonio Gramsci
pagine 418

   





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