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      Oggi la classe «nazionale» è il proletariato, è la moltitudine degli operai e contadini, dei lavoratori italiani, che non possono permettere il disgregamento della nazione, perché la unità dello Stato è la forma dell'organismo di produzione e di scambio costruito dal lavoro italiano, è il patrimonio di ricchezza sociale che i proletari vogliono portare nell'Internazionale comunista. Solo lo Stato proletario, la dittatura proletaria, può oggi arrestare il processo di dissoluzione della unità nazionale, perché è l'unico potere reale che possa costringere i borghesi faziosi a non turbare l'ordine pubblico, imponendo loro di lavorare, se vogliono mangiare.
      Il potere in Italia10
     
      I cambi sono disastrosi, l'autorità dello Stato (borghese) va in pezzi, gli appetiti perversi e le passioni faziose non conoscono piú limiti: bisogna salvare l'Italia, bisogna salvare la collettività, bisogna salvare il popolo che è notoriamente superiore alle categorie, ai ceti, ai partiti, alle classi.
      La Stampa batte angosciosamente campana a martello. Lo scrittore dei suoi editoriali, di solito malinconico con sfumature di sublime tenerezza, è diventato lugubre perdutamente. Egli ha dimenticato il saggio avvertimento che dalle stesse colonne della Stampa Bergeret impartí alla scempia improntitudine dei giornalisti antibolscevichi: «Di grazia, non fate venire i vermi ai bambini e ai pizzicaroli!»; lo scrittore batte campana a martello per impressionare la classe operaia, per far venire i vermi ai proletari; è persuaso che gli operai non siano spiritualmente superiori al livello dei droghieri e dei bambini e crede di poterli convincere a inginocchiarsi umilmente ai piedi del Salvatore: Giovanni Giolitti, martello dei nuovi ricchi, della massoneria e del fascio.


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Sul fascismo
di Antonio Gramsci
pagine 418

   





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