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      La classe operaia si preoccupa del fenomeno per un'altra ragione: perché comprende che sta per giungere la sua ora storica, gravida di responsabilità. La classe degli industriali è impotente a evitare che il partito politico dei contadini si impadronisca dello Stato e dell'industria e assoggetti l'uno e l'altra alle bramosie dei grandi e medi proprietari terrieri: la classe degli industriali è impotente a evitare che sia distrutta l'industria, che lo Stato dei contadini ricchi sacrifichi la produzione industriale per liberarsi dai debiti con l'estero, che il partito popolare riduca l'Italia a una sfera d'influenza del capitalismo straniero, a un paese di contadini che direttamente si provvedono di fuori dei prodotti industriali e manufatti. Ma gli operai si preoccupano del problema per i loro interessi vitali di classe, non per gli interessi economici e politici degli industriali, perché la loro classe andrebbe distrutta, perché la loro funzione storica di progresso civile verrebbe annientata, con l'annientamento dell'industria.
      Il compito storico della classe operaia si delinea nitidamente per l'Italia, come si è delineato per la Russia. Le intime contraddizioni del sistema capitalistico hanno dilacerato tutta la rete dei rapporti interni della classe proprietaria e dei rapporti tra classe proprietaria e classe lavoratrice. I capitalisti sono impotenti ad arginare l'azione corrosiva dei veleni sviluppatisi nel corpo sociale; le distruzioni si succedono, le rovine si accumulano sulle rovine, i valori di civiltà minacciano di essere travolti irrimediabilmente.


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Sul fascismo
di Antonio Gramsci
pagine 418

   





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