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      L'illusione è la gramigna piú tenace della coscienza collettiva; la storia insegna, ma non ha scolari.
      Forze elementari
     
      In una intervista col corrispondente del Temps l'on. Giolitti ha solennemente dichiarato di volere ad ogni costo che l'ordine sia ristabilito. Sono stati convocati dal governo il generale dei carabinieri, il comandante delle regie guardie, il capo di stato maggiore e tutti i comandanti di corpo d'armata: si è discusso, si provvederà. Con quali mezzi? Entro quali limiti? È possibile che il governo, anche volendo, possa provvedere? Alle circolari e alle convocazioni del governo si accompagnano gli ordini, i richiami, le scomuniche delle autorità fasciste, anch'esse seriamente preoccupate della piega che assumono gli avvenimenti e degli immancabili colpi di ritorno: ma anche queste autorità, quantunque molto «rispettate e temute», non pare riescano a ottenere molta ubbidienza dai ranghi e dalle file dei loro gregari. Come non esiste uno Stato politico, come non esiste piú coesione morale e disciplinare negli organismi e tra gli individui che costituiscono la macchina statale, cosí non esiste una coesione e una disciplina neppure nell'«organizzazione» fascista, nello Stato ufficioso che dispone a suo buon piacere oggi della vita e dei beni della nazione italiana. È divenuto ormai evidente che il fascismo non può essere che parzialmente assunto come fenomeno di classe, come movimento di forze politiche consapevoli di un fine reale: esso ha dilagato, ha rotto ogni possibile quadro organizzativo, è superiore alle volontà e ai propositi di ogni Comitato centrale o regionale, è divenuto uno scatenamento di forze elementari irrefrenabili nel sistema borghese di governo economico e politico: il fascismo è il nome della profonda decomposizione della società italiana, che non poteva non accompagnarsi alla profonda decomposizione dello Stato e oggi può essere spiegato solo con riferimento al basso livello di civiltà che la nazione italiana aveva potuto raggiungere in questi sessanta anni di amministrazione unitaria.


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Sul fascismo
di Antonio Gramsci
pagine 418

   





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