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      Il governo ha già cominciato a prendere provvedimenti affinché la volontà popolare possa esprimersi su basi allargate: ha, per cominciare, soppresso quel po' di stampa legale che restava al partito comunista.
      La legislatura che sta per finire ha visto la liquidazione progressiva di tutti i partiti tradizionali della grande e della piccola borghesia. Essa si aprì sotto il governo Giolitti che, con il brillante concorso di D'Aragona, Turati e Modigliani, riuscì poco dopo a far restituire ai capitalisti le fabbriche occupate dagli operai metallurgici. All'inizio la Camera non contava che un gruppetto di una trentina di fascisti; in una delle sue ultime votazioni essa si è mostrata disposta a rinnovare i pieni poteri a Mussolini con una maggioranza schiacciante, nella quale entrarono anche i voti del gruppo parlamentare del partito popolare.
      Mai in nessuno Stato borghese si è vista un'assemblea legislativa cadere tanto in basso. Nata per soffocare sotto una valanga di schede elettorali la guerra civile che nel maggio 1921 si era scatenata con estrema violenza in tutta l'Italia, questa Camera è servita solo a dimostrare l'incapacità assoluta della democrazia di fronte al fascismo, cui essa non ha neanche potuto impedire di dare le apparenze della legalità a un colpo di forza compiuto con l'aiuto di elementi di destra.
      A dire il vero, si deve riconoscere retrospettivamente che i tre governi che hanno preceduto l'avvento del fascismo al potere avevano la buona intenzione di ostacolare lo sviluppo del movimento fascista e di ristabilire una certa legalità democratica.


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Sul fascismo
di Antonio Gramsci
pagine 418

   





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