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      Questa campagna contro gli industriali ha raggiunto il suo punto culminante dopo la visita di Mussolini alla Fiat di Torino, in occasione dell'anniversario della marcia su Roma. I 6-7.000 operai della Fiat, riuniti in un cortile della fabbrica per ascoltare Mussolini, fecero al capo del fascismo un'accoglienza nettamente ostile. I fascisti accusarono allora gli industriali torinesi di coltivare l'antifascismo nelle masse, di preferire i negoziati con i sindacati riformisti, di licenziare gli operai fascisti, di impedire alle corporazioni nazionali di svilupparsi, ecc. Giunsero perfino ad aggredire il capo della Fiat, il senatore Giovanni Agnelli, in un caffè di Torino.
      La situazione è divenuta molto seria sia per gli industriali che per il governo. Il Comitato sindacale del partito comunista è intervenuto nella lotta per invitare le masse operaie a partecipare alla lotta contro gli industriali, anche se essa era stata scatenata per iniziativa dei fascisti, e ad allargare il movimento. Ma l'azione fu bruscamente interrotta per ordine dei dirigenti fascisti, e a questo è seguita la conferenza del 19 dicembre. Nel discorso pronunciato a questa conferenza Mussolini ha riconosciuto l'impossibilità di raccogliere in un solo sindacato operai e padroni. Il «sindacalismo integrale», secondo Mussolini, può soltanto applicarsi nel campo dell'agricoltura. I fascisti devono rispettare l'indipendenza delle organizzazioni industriali sforzandosi di impedire i conflitti di classe. Il senso di questo discorso è chiaro.


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Sul fascismo
di Antonio Gramsci
pagine 418

   





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