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      Il Mezzogiorno e il fascismo50
     
      Fatto saliente della lotta politica attuale italiana è il tentativo di soluzione che il Partito nazionale fascista ha voluto dare dei rapporti tra lo Stato-governo e il Mezzogiorno.
      Il Mezzogiorno è diventato la riserva dell'opposizione costituzionale. Il Mezzogiorno ha manifestato ancora una volta la sua distinzione «territoriale» dal resto dello Stato, la sua volontà di non lasciarsi assorbire impunemente in un sistema unitario esasperato — che significherebbe solo accrescimento delle antiche oppressioni e dei vecchi sfruttamenti trincerandosi dietro una serie di posizioni costituzionali, parlamentaristiche, di democrazia formale, che hanno pur il loro valore e il loro significato se il Partito nazionale fascista ha ritenuto opportuno, solo per decapitare il movimento dei suoi santoni, Orlando, De Nicola, di dover fare le concessioni che ha fatto. Mussolini, insomma, non ha fatto altro che applicare la tattica giolittiana, in una situazione nuova, estremamente piú difficile e complicata di tutte le situazioni passate, con una popolazione che almeno parzialmente si è risvegliata e ha cominciato a partecipare alla vita pubblica, in un periodo nel quale la diminuita emigrazione pone con maggior violenza i problemi di classe che tendono a diventare problemi «territoriali», perché il capitalismo si presenta come straniero alla regione, e come straniero si presenta il governo che del capitalismo amministra gli interessi.
      Molti compagni si domandano spesso, con maraviglia, il perché dell'atteggiamento di opposizione al fascismo dei due grandi giornali dell'Italia settentrionale, il Corriere della sera e la Stampa.


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Sul fascismo
di Antonio Gramsci
pagine 418

   





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