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      La situazione obbiettiva, dopo due mesi, non è mutata. Esistono ancora di fatto due governi nel paese che lottano l'un contro l'altro per contendersi le forze reali della organizzazione statale borghese. L'esito della lotta dipenderà dai riflessi che la crisi generale eserciterà nel seno del Partito nazionale fascista, dall'atteggiamento definitivo dei partiti che costituiscono il blocco delle opposizioni, dall'azione del proletariato rivoluzionario guidato dal nostro partito.
      In che cosa consiste la crisi del fascismo? Per comprenderla si dice che occorra prima definire l'essenza del fascismo, ma la verità è che non esiste una essenza del fascismo nel fascismo stesso. L'essenza del fascismo era data negli anni 1922-23 da un determinato sistema dei rapporti di forza esistenti nella società italiana: oggi questo sistema è profondamente mutato e l'«essenza» è svaporata alquanto. Il fatto caratteristico del fascismo consiste nell'essere riuscito a costituire un'organizzazione di massa della piccola borghesia. È la prima volta nella storia che ciò si verifica. L'originalità del fascismo consiste nell'aver trovato la forma adeguata di organizzazione per una classe sociale che è sempre stata incapace di avere una compagine e una ideologia unitaria: questa forma di organizzazione è l'esercito in campo. La milizia è quindi il perno del Partito nazionale fascista: non si può sciogliere la milizia senza sciogliere anche tutto il partito. Non esiste un partito fascista che faccia diventare qualità la quantità, che sia un apparato di selezione politica d'una classe o di un ceto: esiste solo un aggregato meccanico indifferenziato e indifferenziabile dal punto di vista delle capacità intellettuali e politiche, che vive solo perché ha acquistato nella guerra civile un fortissimo spirito di corpo, rozzamente identificato con l'ideologia nazionale.


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Sul fascismo
di Antonio Gramsci
pagine 418

   





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