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      Sono interessanti alcune pagine del volume Per l'Italia degli italiani, «Bottega di poesia», Milano 1923. In un punto, D'Annunzio ricorda la sua tragedia La gloria e se ne richiama per la sua politica verso i contadini che devono «regnare» perché sono i «migliori». Concetti politici reali, neanche uno: frasi ed emozioni, ecc.
      A proposito delle duemila lire date per gli affamati della carestia del 1921, cerca, in fondo, di farle dimenticare, presentando l'offerta come un tratto di politica «machiavellica»: avrebbe dato per ringraziare di aver liberato il mondo da un'illusione, ecc. Si potrebbe studiare la politica di D'Annunzio come uno dei tanti ripetuti tentativi di letterati (Pascoli) per promuovere un nazionalsocialismo in Italia (cioè, per condurre le grandi masse all'«idea» nazionale o nazionalista imperialista).
      Il cesarismo79
     
      Cesare, Napoleone I, Napoleone III, Cromwell, ecc. Compilare un catalogo degli eventi storici che hanno culminato in una grande personalità «eroica».
      Si può dire che il cesarismo esprime una situazione in cui le forze in lotta si equilibrano in modo catastrofico, cioè si equilibrano in modo che la continuazione della lotta non può concludersi che con la distruzione reciproca. Quando la forza progressiva A lotta con la forza regressiva B, può avvenire non solo che A vinca B o B vinca A, può avvenire anche che non vinca né A né B, ma si svenino reciprocamente e una terza forza C intervenga dall'esterno assoggettando ciò che resta di A e di B. Nell'Italia, dopo la morte del Magnifico, è appunto successo questo.


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Sul fascismo
di Antonio Gramsci
pagine 418

   





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