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      Si può dire che la massa dei risparmiatori vuole rompere ogni legame diretto con l'insieme del sistema capitalistico privato, ma non rifiuta la sua fiducia allo Stato: vuole partecipare all'attività economica, ma attraverso lo Stato, che garantisca un interesse modico ma sicuro. Lo Stato viene cosí ad essere investito di una funzione di prim'ordine nel sistema capitalistico, come azienda (holding statale) che concentra il risparmio da porre a disposizione dell'industria e dell'attività privata, come investitore a medio e lungo termine (creazione italiana dei vari Istituti di credito mobiliare, di ricostruzione industriale, ecc.; trasformazione della Banca commerciale, consolidamento delle Casse di risparmio, creazione di nuove forme nel risparmio postale, ecc.). Ma, una volta assunta questa funzione, per necessità economiche imprescindibili, può lo Stato disinteressarsi dell'organizzazione della produzione e dello scambio? lasciarla, come prima, all'iniziativa della concorrenza e dell'iniziativa privata? Se ciò avvenisse, la sfiducia che oggi colpisce l'industria e il commercio privato, travolgerebbe anche lo Stato; i! formarsi di una situazione, che costringesse lo Stato a svalutare i suoi titoli (con l'inflazione o in altra forma) come si sono svalutate le azioni private, diventerebbe catastrofico per l'insieme dell'organizzazione economico-sociale. Lo Stato è cosí condotto necessariamente a intervenire per controllare se gli investimenti avvenuti per il suo tramite sono bene amministrati e cosí si comprende un aspetto almeno delle discussioni teoriche sul regime corporativo.


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Sul fascismo
di Antonio Gramsci
pagine 418

   





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