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      La grande massa degli operai e contadini è ridotta, dallo sfruttamento economico e dall'oppressione intellettuale, in condizioni di barbarie; essa è incapace come complesso, di emanciparsi, di progredire nella via della sua liberazione spirituale, per reazioni puramente meccaniche, determinate dallo sfruttamento e dall'oppressione. Il tempo, la realtà, di per sé, non liberano la massa, ma anzi la deprimono e la fanno ancor piú imbarbarire. Occorre che si formino, fuori della massa (pur operando nel suo interno, attivamente e instancabilmente) gruppi ed organizzazioni costituite dagli elementi individuali che non ostante la oppressione e lo sfruttamento capitalistico si sono liberati intellettualmente. Ecco perché il movimento operaio rivoluzionario al suo inizio è stato costituito, in grande maggioranza, di fuorusciti dalla classe dominante; ecco perché i piú grandi teorici del socialismo (da Marx a Lenin) non sono di origine proletaria. Lo spirito proletario rivoluzionario di queste minoranze, di queste organizzazioni iniziali, si manifestava col fatto che esse non si ponevano fuori della massa, come tutrici ufficiali e patentate di trasformarla nei suoi individui, per essa, ma operavano nel suo seno per trasformarla nei suoi individui, per educarla, per trarla fuori dall'indistinto e dall'amorfo, non davano tempo al tempo, non aspettavano che la manna cadesse dal cielo, ma lottavano, si piegavano anche per rialzarsi, facendo insieme rialzare strati interi di popolo lavoratore.


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Sul fascismo
di Antonio Gramsci
pagine 418

   





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