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      La giustizia intanto non si mosse e solo dopo varî giorni la vedova riuscì, per mezzo di protettori influenti,[26] a scuotere il magistrato e ad aver la promessa che i birri di Olevano avrebbero arrestato l'uccisore: essi però anche allora non si mossero, perchè, si disse, erano stati comprati col denaro. Neppure i birri di S. Vito, nei quali la vedova riponeva maggiore speranza, fecero nulla.
      Passarono due settimane. "Bella giustizia avete nei vostri paesi!" dissi una sera al farmacista di Genazzano, nella cui bottega, come in quella del suo collega, di Ermanno e Dorotea, solevansi radunare le persone più importanti del luogo. Il figlio dello speziale, padre della bella Sofia, allora mi rispose: "Ma che pensate mai, signore? Quell'uomo non fu mica ucciso, come si dice, dal cognato del priore; il nostro "dottorino" ed il chirurgo, hanno fatto l'autopsia del cadavere ed hanno trovato che l'infelice cadendo da un'altura si spezzò il fegato". "E' proprio così" soggiunse l'arciprete di Santa Maria del buon Consiglio. Io tacqui. "Non ne credete una parola, mi disse la mia albergatrice; quel disgraziato non si è affatto rotto il fegato, ma...", e col pollice e l'indice destro fece il gesto di chi fa scorrere del denaro. "Avete capito?" "Ho capito" risposi.
      L'abbondanza di viti qui è straordinaria: per quanto l'occhio può spaziare, le vigne[27] ricoprono tutte le ridenti colline della campagna. Le piante sono disposte in lunghe file, appoggiate a pali o sostenute da quelle canne resistenti che in Italia crescono nei luoghi umidi, o avviticchiate a piccoli olmi.


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Passeggiate per l'Italia
Volume Primo
di Ferdinand Gregorovius
Carboni Editore Roma
1906 pagine 270

   





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