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      Un giorno tutto il paese fu sossopra; la popolazione si riversò nelle vie; si diceva che un fulmine avesse ucciso quattro persone e la notizia fu confermata. I morti furono portati nella casa di un contadino, dove furono sorvegliati per ventiquattro ore dalla polizia. Il giorno dopo giunse, cavalcando un asinello, il magistrato, seguito dal dottorino, di cui ho già parlato, e dal chirurgo incaricato di fare l'autopsia. Non vi era dubbio, i morti erano stati veramente colpiti dal fulmine. Nella notte, furono posti su di un carretto, coperti con un drappo nero e trasportati in paese; il clero, che portava dei ceri, precedeva il carro, e quindi seguiva la confraternita della morte, avvolta in grandi mantelli neri e con torcie a vento in mano. La scena aveva qualcosa di sinistro. La popolazione[37] tutta ne attendeva il passaggio alla porta del borgo. Allorquando il corteo vi arrivò cantando il miserere, tutti alzarono le mani al cielo, gettando tali grida di angoscia e di selvaggio dolore, che l'animo più indurito ne sarebbe stato commosso. Infatti le vittime del fulmine sono considerate con una specie di orrore, perchè vengono credute colpite dall'ira divina e si dubita della loro eterna salvezza. I parenti degli uccisi, delle donne e dei ragazzi, si staccarono dalla folla. Una donna fu colta da tanta disperazione, che a stento gli astanti riuscirono ad impedirle di gettarsi sui feretri. I cadaveri furono portati nella chiesa l'un dopo l'altro e deposti per la notte sull'impiantito, mentre le stesse scene e le stesse grida di prima si ripetevano.


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Passeggiate per l'Italia
Volume Primo
di Ferdinand Gregorovius
Carboni Editore Roma
1906 pagine 270