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      Quando poi nel cuor della notte questo chiasso infernale si fu acquietato, cominciarono nella via canti festosi e straordinariamente sonori.
      Erano gruppi di pellegrini che, approfittando del fresco notturno, s'incamminavano verso non so qual santuario. Le loro litanie, echeggiando nella quiete della notte, producevano un'impressione profonda. L'udire quei canti nel silenzio solenne della notte invita a pensare, poichè la fantasia segue i passanti che non vediamo e di cui non sappiamo nemmeno donde vengano e dove siano diretti. Era appena passata una compagnia, che in lontananza si udivano gli Ora pro nobis di un'altra, che passando davanti alla casa si allontanava per esser seguita ancora da un'altra, e così trascorse tutta la notte.
      Finalmente fui felice di veder spuntare il giorno, ed il sole era ancora nascosto dietro ai monti che attraversavo a cavallo la città per recarmi ad Alatri. La strada era magnifica: prima passava in mezzo a vigneti, poi si faceva più aspra e selvatica traversando una regione montuosa, ombreggiata da annosi castagni e rallegrata da parecchi ruscelli. Ma avanzando, la strada si faceva più cattiva[101] ed il paesaggio più deserto, finchè arrivai ai piedi di una collina a forma di cono, in cima alla quale in un luogo cupo e malinconico sorgevano alcune torri sgretolate e mura cadenti. La vista inaspettata di questo castello mi sorprese piacevolmente; l'avevo già contemplato con desiderio ad Anagni e non sapevo che andando ad Alatri vi sarei passato così vicino.


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Passeggiate per l'Italia
Volume Primo
di Ferdinand Gregorovius
Carboni Editore Roma
1906 pagine 270

   





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